La filosofia agli occhi del mondo, soprattutto in questo “nuovo mondo” digitale, viene sempre più spesso relegata ai margini, con epiteti denigranti. “Inutile” è quello che si sente sempre più volte dire dal senso comune che non fa altro che adottare come metro di misura l’applicazione pratica. Se qualcosa non crea, non produce o non riporta vantaggi visibili, è inutile. Che tipo di mondo si sta costruendo sulla base di un metro quantitativo anziché qualitativo? Un mondo in cui sicuramente ciò che conta è esclusivamente il risvolto economico: l’emotività, la vita intesa in senso romantico, viene completamente svuotata di significato.

Aristotele, magistralmente, sosteneva che la filosofia è inutile perché non serve a niente, ma questo non “servire a niente” equivale a non essere schiava di niente. La filosofia è libera, libera nella forma e nel contenuto, ma c’è di più: la filosofia rende libero chi la pratica, chi la indossa come se non ci fosse nulla di più importante al mondo che acquisire consapevolezza. La filosofia, infatti, solo per il proprio modo di essere completamente scevra da ogni tipo di applicazione che abbia un risvolto economico, è uno “strumento”, o meglio ancora, non è uno strumento, ma rappresenta la possibilità per ciascun individuo di acquisire la chiave utile per esplicare la propria essenza di esseri umani. Qual è questa essenza? Quella relazionale, quella grazie alla quale, nel riconoscimento dell’altro, inizia la conoscenza di noi stessi, dei nostri desideri e dei nostri sogni. I laureati in filosofia sono immersi in un Umwelt pressoché universale in cui si sentono spesso dire (sempre) “studi filosofia? E quindi? E dopo? E a che serve?”. C’è di peggio oltre a questo: “Perché sei laureata? Filosofia è considerata una laurea?”. Ed è così che noi amanti della filosofia – perché la filosofia è un amore disinteressato per il sapere e non una conquista ad un “saper fare” nell’accezione contemporanea – temiamo, ogni anno, che la nostra facoltà venga screditata fino ad essere annullata. Ci rendiamo conto di come una materia tanto antica quanto fondamentale si stia sgretolando sotto la spinta di un essere umano che considera solo ciò che può toccare con mano? Ma ciò che si tocca con mano non necessariamente ha solidità, anzi, si poggia su fondamenta tanto inesistenti quanto dannose.

La filosofia è utile nel modo in cui spaventa il mondo, perché è utile nell’essenza. Ci regala l’opportunità di fare del nostro cervello la possibilità di conoscere il mondo e renderlo un posto migliore; ci consente di comprendere i meccanismi alla base di una società narcisista e improntata sul consumismo. La filosofia alimenta la sensibilità che in potenza possiede ciascun individuo e in atto pochi hanno il coraggio di indossare. Rende sensibili ovvero aperti al mondo della conoscenza, del sapere, ma soprattutto all’amore per il sapere.

Ci pensate mai a quale cambiamento sociale importante potremo assistere – ed essere protagonisti – se vivessimo le nostre vite con più sensibilità?

Kant scriveva che bisogna avere il coraggio di conoscere Sapere Aude!. Cosa c’è di più vero? La conoscenza e la sensibilità richiedono forza, audacia per far sì che i particolari non vengano tralasciati, ma ci permettano di vivere una vita più umana. Oggi sembra che la vita di ognuno abbia i contorni spaventosi di un’esistenza diretta solo alla produzione. Il neurobiologo Lamberto Maffei, partendo dalla biologia umana, riflette sulle ripercussioni di questa economia egonomica in cui il “regno del mercato”, depotenzia le cosiddette materie umanistiche.

Quest’ultime permettono all’individuo di sensibilizzarsi, e soprattutto di sviluppare il cosiddetto “pensiero critico“. Forse è questo ciò che spaventa a tal punto da screditare materie quali la filosofia? Contrariamente al senso comune, la filosofia non è il mero studio dei pensieri di chi si è interrogato sul mondo, sull’essere umano e sul ruolo che abbiamo, ma è l’acquisizione di quel pensiero critico atto a contestualizzare tutto quanto ci circonda, al fine di intraprendere scelte sempre consapevoli e che soprattutto che non danneggino gli altri.

Martha Nussbaum nel suo saggio Non per profitto sostiene la profonda necessità per la democrazia di rivalutare le materie umanistiche come lo strumento utile ad impedire la mercificazione dei valori.

Siamo esistenze perse nel limbo del consumismo, dell’apparenza priva di ogni umanità. La filosofia è la possibilità di sviluppare quella sensibilità che ci permette di dare un vero senso alla nostra vita, che poi il senso non è nient’altro che quello che Aristotele rintracciava nell’eudaimonia, il raggiungimento della felicità come stato di benessere individuale e collettivo.
Il paradosso del mondo, specie dell’era contemporanea immersa nella tecnologia spasmodica, è che sembra che una cosa debba escludere necessariamente un’altra, per questo motivo ci troviamo in una condizione per la quale consideriamo qualcosa solo se è utile, e questo modo di fare si riversa anche sulla considerazione dei rapporti umani. Il filosofo Buber direbbe che stiamo vivendo completamente immersi nel mondo “io-esso”, dimenticando completamente quello “io-tu” in cui si sviluppa e si esplica la relazione.

Non dovremmo cominciare a riconsiderare la filosofia per non perdere la possibilità di essere davvero esseri umani? E questo è inutile? E allora, la filosofia che ci aiuta ad arrivare alla consapevolezza e alla sensibilità, può essere considerata inutile?

Filosofa Atipica per ArtSpecialDay

Share
512 views