«E poi
non sai quanto è bello
nonostante tutto
non dimenticare»
Scelgo questa citazione per iniziare questa pseudo recensione sul libro Se c’è un posto bello sei te di Gio Evan perché credo che rappresenti fedelmente l’idea che ho di questo artista. La bellezza del non dimenticare, non dimenticare “nonostante tutto”. Cosa vuol dire? Vuol dire non dimenticare il dolore, in ogni sua sfaccettatura. Non dimenticare la perdita di un amore, di un’abitudine, di un’amicizia.
L’artista Gio Evan ha una bellissima, ma più di tutto rara, qualità: trovare la bellezza nel buio delle giornate storte, delle esperienze negative, quelle che non avrebbero dovuto essere così. La citazione con cui inizia questa recensione rappresenta proprio questa qualità che ritroviamo in tutte le sue poesie e le sue canzoni. Gio Evan riesce a trovare il bello nel meno bello, il bello nel dolore, il bello nella perdita, il bello nelle ferite, quelle che ci rendono rari, che ci rendono meravigliosi.
Leggiamo direttamente infatti le sue parole tratte dal suo libro, che riassumono poeticamente proprio questo:
«Tutti i corpi
che hai avuto addosso […].
Le ferite
che ora fanno parte
dei dettagli del tuo corpo […]
che hanno fatto di te
una persona meravigliosa.»
Se c’è un posto bello sei te ha la capacità di leggerti dentro, le sue parole entrano negli occhi e vanno direttamente al cuore, facendo emozionare anche la mente.
«Ho un debole
per chi pratica l’abbraccio
in un mondo
dedicato alla spinta.»
Gio Evan vuole rivoluzionare i cuori, vuole risvegliarli dall’apatia del mondo contemporaneo, di questo mondo in cui siamo sempre più social e sempre meno sociali.
Mi ritrovo nelle sue parole, mi sento letta dentro, capita, meno sola, meno sbagliata.
«Sono io
che in un mondo di usa e getta
ancora mi affeziono troppo
che tra le diffidenze
e le indifferenze
ancora cerco chi sa imprigionarmi bene
in un abbraccio forte.»
La poesia può cambiare il mondo? No, non può farlo, la poesia “è troppo fragile”, lo è davvero troppo di fronte questo mondo che ha, insito nella propria natura, la violenza, la guerra, la distruzione, l’indifferenza.
La poesia è “di una morte fragile”. Metaforicamente parlando Gio Evan ci descrive proprio la morte della poesia quando voltiamo le spalle al tramonto o quando non sappiamo aspettare un secondo in più di fronte un semaforo verde che scatta.
Se c’è un posto bello sei te non vuole però trasmettere un messaggio negativo o pessimista, perché, se è vero che la poesia non può cambiare il mondo, è vero anche che la poesia può cambiare noi e noi – tutti insieme – abbiamo le capacità e possibilità di cambiare il mondo.
Attraverso il suo libro, in cui si alternano poesie ed immagini, come un vero e proprio museo poetico, Gio Evan ci spinge a guardare la quotidianità con altri occhi, occhi più semplici, ma più veri.
È la semplicità a fare la differenza, è che troppo spesso ce ne dimentichiamo e ci immergiamo in una corsa verso la materialità che ci allontana sempre di più dalle belle persone che invece potremo essere.
Impegniamoci per difendere la fragilità della poesia, impegniamoci per rivoluzionare i nostri cuori.
Riscopriamoci empatici, solo così potremo davvero cambiare il mondo.
Potremo davvero salvarlo.
Filosofa Atipica
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