Meglio non aver paura di far girare tutto intorno al cuore. Anche se sembra assurdo, anche se ci si rende fragili. Magari ora pensiamo che sia la nostra rovina, in realtà sarà la nostra salvezza.
S. Casciani

A chi non è capitato di dire “addio” o di sentirselo dire?
A chi non è capitato di vedere sfumare la Presenza di qualcuno che poco prima stava riempiendo le nostre giornate grigie?

A chi non è mai capitato di fare i conti con la solitudine?
Chi non ha mai dormito con un’assenza sul cuscino?
Chi non ha parlato con il silenzio che abitava la casa?

Meglio soffrire che mettere in un ripostiglio il cuore, il libro della scrittrice Susanna Casciani ci racconta tutto questo, attraverso parole chiare, ma mai banali, attraverso la sua passione che i suoi 200.000 iscritti alla sua pagina Facebook (dallo stesso titolo del libro) hanno avuto modo di amare e indiscutibilmente apprezzare. Questa scrittrice ha avuto la capacità di racchiudere, in 178 pagine, le emozioni di una vita, di un amore, utilizzando uno stile poetico, mai scontato, ma che ha la forza di accarezzare il cuore di chi legge.
Una storia particolare che ha la capacità di descrivere la storia di tutti noi, la storia di un addio con cui ognuno, almeno una volta nella vita, ha avuto a che fare.
Racconta un amore, e nel farlo racconta le emozioni di un cuore, e nel farlo racconta ognuno di noi.

Siamo esseri umani, amiamo, soffriamo, scappiamo, lottiamo ed emergiamo di nuovo, con qualche cicatrice in più, ma con più forza di prima: questo è uno dei tanti significati che possiamo attribuire a questo libro.

La storia di Anna e Tommaso, felicemente innamorati fino a che un giorno la magia finisce. Tommaso, un sabato mattina di fine aprile, guarda Anna senza parlare. Lei capisce, lei che riceve un pugno nello stomaco e una coltellata nel cuore vedendo i sogni di un futuro felice svanire, capisce.
Lei comprende le parole che lui non dice.
Gli accarezza la testa. Ha gli occhi che le pizzicano, ma lo accarezza, sapendo che quella potrebbe essere l’ultima volta.

Come ci si sente quando siamo di fronte la certezza che quella sarà l’ultima volta per amare? Come ci si sente quando passiamo un’ultima volta le mani tra i capelli della persona che fino ad un istante prima ci aveva reso felici, regalandoci lo spiraglio di un futuro migliore che ora si porta via?
Come ci si sente quando si vede la finestra dell’amore svanire al suono del silenzio di qualcuno che prima ci colmava di parole d’amore?

Susanna Casciani, a colpi di dita sulla tastiera, mette il cuore tra le pagine, mette il dolore nero su bianco, e ce lo fa leggere, ma meglio ancora: ce lo fa vivere.
Un inno alla forza di voltare pagina attraverso il vivere un abbandono: «Devo soffrire. Voglio soffrire. Voglio andare a fondo per capire se anche da lì l’unica cosa che continuerò a vedere saranno i tuoi occhi.»

Pagine di diario che ci fanno immedesimare nella sofferenza di Anna. La fitta provata da lei nello stomaco la proviamo noi nello stesso istante in cui leggiamo che a volte per superare un dolore, bisogna soffrire.
Pagine di emozioni tangibili che ci fanno capire che la sofferenza non è altro che un altro modo per essere umani. Soffriamo perché siamo vivi, e forse, siamo vivi perché sappiamo amare.
Susanna Casciani parla (in)direttamente a tutti noi, avendo il coraggio di dire che non c’è nulla di cui vergognarsi del soffrire per amore:

«Stai soffrendo per amore. Ok c’è di peggio e lo sappiamo tutti. In ogni caso fa abbastanza male, quindi hai il sacrosanto diritto di essere triste […]. Hai il sacrosanto diritto di arrivare in fondo al tuo dolore, di attraversarlo e di guardarlo in faccia […] non sei infantile […]. Sei soltanto onesta […]. Allora sentiti libera di appassire, di spegnerti, di arrabbiarti e di ricominciare ogni volta che vuoi […]. Smetti di chiedere scusa per tutto quello che sei e che non sei.»

Ho la certezza che chiunque abbia avuto la possibilità di concedersi la lettura di questo libro, abbia potuto toccare con mano il dolore di un addio. Ho la certezza che abbia avuto gli occhi lucidi, che abbia pensato al suo amore finito, o mai cominciato. Ho la certezza che dopo aver terminato questo libro, abbia sperimentato un effetto catartico e si sia sentito meno solo.
Susanna Casciani ha la capacità di farci sentire meno soli.
L’essere umano, infatti, a volte ha la convinzione di essere l’unico a soffrire, l’unico a misurarsi con il dolore di un abbandono, di una fine di un amore, la “Suz” invece ci racconta la storia particolare che in sé contiene l’universale.

Le sue pagine tengono compagnia ai cuori che soffrono, ma anche a quelli che non soffrono, a questi viene data la percezione di una fine che fa stare male e quindi il coraggio di rischiare di amare, perché comunque vada davvero è:

«Meglio soffrire che mettere in un ripostiglio il cuore. Meglio non perdere la buona abitudine di piangere prima di dormire per poi, al mattino, sbocciare pieni di ottimi propositi e di dolci illusioni».

Filosofa Atipica

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