Ci immagino, cari sogni, il giorno in cui, realizzati, guarderemo insieme il tramonto sentendoci incredibilmente liberi.
Ora però, per un po’, dobbiamo salutarci.
Provo ad alzarmi lentamente dal letto, non voglio fare rumore. I miei sogni dormono ancora, si sentono al sicuro. Ho fatto di tutto per non far capire loro nulla.
Sono fragili i sogni sai? Sembrano forti, sembra che resistano a tutte le tempeste della vita, a tutte le decisioni dettate dall’età, dall’esterno, dal contorno, dalla paura. In realtà i sogni sono estremamente fragili e a volte nemmeno loro sanno bene che essenza hanno. Si perdono nei loro contorni indefiniti e sono lì confusi; si aggirano nell’anima di chi li ospita e aspettano.
Noi aspettiamo treni, aerei, momenti giusti, e loro aspettano noi che aspettiamo tutto il resto. Un circolo vizioso che si scioglie nel momento in cui un sogno si realizza.
Poi ricominciamo.
Perdo il filo del discorso e questi pensieri rischiano di fare troppo caos e svegliare i miei piccoli e grandi sogni. Ho fatto così tanto fino ad ora per non spaventarli che non vorrei rovinare tutto. Ho questa profonda premura di proteggerli perché fino ad ora loro hanno protetto me, come posso deluderli? Come posso abbandonarli? Come posso, proprio io, ferirli? Facciamo più piano, ho visto lui, il mio sogno più forte, rigirarsi tra le lenzuola che ci tengono al sicuro dai fastidi del mondo.
Dovremmo essere capaci di dirci tutto in faccia, ma io non ho il coraggio di strappare i loro contorni indefiniti da me che non saprò mai che forma ho.
I sogni ci somigliano lo sai?
Mi piace pensare che ogni sogno abbia in sé un nostro modo di essere, di fare, di vivere. Mi piace immaginare che questi contorni indefiniti che hanno i miei sogni nascano dal fatto che io stessa non abbia contorni definiti. Mi piace pensare che i miei sogni, come me, abbiano completamente abbracciato l’essere diversa ogni giorno, ma conservare quell’essenza che rappresenta le fondamenta di me. Un’essenza che forse non saprò mai che forma abbia, ma sento che esiste, sento che mi regala ogni giorno il senso dell’eterno, e va bene così. Va bene non sapere il suo aspetto, ma sentirla. Va bene che lei ci sia.
Perdo di nuovo il discorso e temo che a furia di perdere parole perda anche il senso, ma poi mi rendo conto che ho senso proprio per questo mettere parole l’una dietro l’altra, liberarmi completamente, svuotarmi fino ad avere il coraggio di buttarmi.
Buttarsi nelle proprie paure, abbracciare completamente qualcosa che ci spaventa per arrivare dove non credevamo potessimo arrivare.
Prova a volare nella fantasia e insieme ad essa prova a scavalcare quella paura che ti tiene ancorata a chi non sei.
Mi alzo lentamente dal letto.
Ho iniziato da un po’ a fare i bagagli. Devo darmi lo slancio, quel piccolo input per lasciare i miei sogni nel letto, coprirli con dolcezza, come loro hanno fatto con me in tutte quelle notti fatte di incubi e illusioni. Voglio coprirli e non fargli capire che sto per fare loro quello che loro non hanno mai fatto con me. Devo farlo però, devo avere il coraggio di lasciarli per un po’, per tornare più forte di prima, per proteggerli.
Lo devo a loro, lo devo ai miei sogni.
Non vorrei mai abbandonarli, mi sembrano così indifesi. E forse lo sono davvero.
Sono fragili i sogni sai?
Li vedo così soli senza il mio corpo e la mia anima che li ospita. Vedo che mi somigliano. A furia di portarli con me avevo dimenticato i loro (non) contorni. Mi somigliano. Li vedo appoggiati su un lato come dormo di solito io e hanno il profumo della vita addosso.
Mi somigliano. Lo riconosco nel loro essere sensibili al minimo rumore, nel loro essere spaventati, ma curiosi nello stesso istante. Lo riconosco di fronte il loro tremare quando la vita chiede di più, ma dal loro saper sempre rispondere senza mai indietreggiare.
I miei sogni però sono anche diversi da me. Lo sono per il loro coraggio quando il mondo ci ha chiuso fuori. Sono diversi da me. Lo percepisco dal loro modo di tirarmi su quando non è oggi il giorno per realizzarsi.
Sono pronta. Ho preso tutto. Non mi sto dimenticando di voi. Voglio solo proteggervi, ma per proteggervi, dovete stare per un po’ lontani da me. Non posso portarvi dentro, non posso portarvi con me.
Ecco, ho pensato troppo forte. Vi siete svegliati. Mi guardate. Mi guardate come un bimbo guarda la mamma andare via, come l’amore guarda la passione svanire, come un padre guarda un aereo che porta la figlia lontano.
Mi guardate come due che si sono amati una vita, ma poi la vita finisce. Ma noi, come loro, avremo l’eternità. Torneremo insieme a guardare il tramonto, aspetteremo l’alba, in riva al mare, insieme.
Non volevo svegliarvi perché sapevo che non sarei riuscita a guardarvi e a tenere in me il ricordo di questo sguardo.
Non vi sto abbandonando, il mio non è un addio e non lo sarà mai. Rimanete qui, tra le lenzuola color del mare e del nostro profumo. Rimanete al sicuro, proteggetevi. Vi verrò a trovare, ve lo giuro. Verrò tra poco, verrò quando sono riuscita, quando ci sarà più tempo per noi.
Non è un addio il mio, è un arrivederci, e in questo arrivederci c’è la promessa che torneremo insieme, per sempre, per realizzarci e amarci ogni giorno come fosse l’unica cosa che sappiamo fare e l’unica per cui ne vale la pena.
Filosofa Atipica
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