Indietreggio un po’.
Indietreggio un po’ da tutto. Mi pesano gli sguardi distratti, mi pesano gli sguardi che giudicano. Mi pesano le domande che non chiedono chi sono, ma cosa faccio.

Dovresti cambiare lavoro“, “Dovresti fare carriera“, “Sei proattivo?“, “Quanto guadagni?“, “Così poco? No, dai, devi assolutamente cambiare“. Io non voglio cambiare lavoro, voglio cambiare mondo, ma non posso dirlo, già così sono troppo strana, troppo poco alla moda.
Sto in silenzio.
Sorrido, fintamente. Ho dimenticato forse quale sia il mio vero sorriso?

Non riesco a respirare.
Mi sento oppressa.
Tutte queste domande, tutto questo volermi diversa, al passo. Al passo di cosa? Dove state andando tutti scusate? Non lo capisco mai dove andate con tutta questa fretta. Non capisco perché tra le centrifughe di frutta, ci mettete anche ogni istante libero.

Cosa ci rimane da vivere?

Mi pesano le mani che non mi cercano, mi pesano le mani che mi cercano quando vorrei solo che mi abbracciassero. Mi pesano le parole senza emozioni, e le emozioni senza parole. Mi pesano le apparenze, mi pesa che a nessuno interessi più l’essenza. Ce l’abbiamo ancora?

Mi pesano le risate per forza, gli aperitivi tardi, perché tardi si esce dal lavoro. Mi pesa che lo dobbiamo fare per forza, perché dobbiamo far vedere che siamo in carriera, ma in società. Mi pesa che debba aver ansia a dire tutto questo, perché sono out e invece voi siete tutti in.

Mi chiamo fuori da tutto questo.

Sono stanca, stanca di fingere, stanca che vada bene così. Non va bene, non mi va bene, mi fa schifo che sia così. Abbiamo solo una vita, e sento che la mia così, non va da nessuna parte.

Volevo fare la differenza, ora sono solo indifferente.

E allora indietreggio, mi nascondo, decelero, lascio il mio posto, che tanto, in realtà, non l’avevo ancora trovato, e chissà se lo troverò mai.

Indietreggio, mi nascondo.

Sono stanca.

Voi siete in, io sono out.

Filosofa Atipica

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