«Chi aveva strappato Sofia dalla vita di tutti i giorni per metterla faccia a faccia
con i grandi misteri dell’universo?»
È il 2009 quando mia sorella, per i 18 anni, mi regala Il mondo di Sofia. Questo è un romanzo di Jostein Gaarder e questa non è davvero una recensione.
Ricordo che quando facevo la terza media, chiesi a mia sorella che cosa fosse la filosofia. Lei la studiava al liceo e io non mi sono fatta mai gli affari miei. Sommariamente mi spiegò cosa fosse questo studio del pensiero, della riflessione e aggiunse: «sono certa che a te piacerà molto».
Mi ha sempre conosciuto tanto mia sorella. Aveva ragione.
Passano un po’ di anni da quella domanda, arrivo al terzo superiore ed ecco lì una lezione atipica: letteratura e filosofia insieme. Una lezione sull’universo affrontato da vari punti di vista. Siamo passati da Dante, ad Aristotele, passando per così tanti nomi che ormai non li ricordo più. Non ricordo i nomi, ma ricordo benissimo la sensazione di leggerezza provata in quelle due ore.
5 pagine di appunti, copiati poi in bella. È stata quella la prima volta in cui sentivo parlare davvero di filosofia.
Qualche giorno dopo, la prima vera (vera secondo il senso comune) lezione di filosofia. La professoressa chiese qualche volontario per ripetere la lezione di qualche giorno prima, quella atipica. Nessuno parlava, nemmeno quelle che di solito lo facevano sempre, quelle brave.
Come ci complichiamo la vita noi esseri umani. Non lasceremo mai perdere questo dover suddividerci in gruppi. Sempre, a prescindere, in ogni campo. I più bravi, i meno bravi, quelli che non si applicano, quelli all’apparenza bravi, ma in fondo, vuoti. In che gruppo fossi io, non lo saprei dire. Mediocre – forse, invisibile – abbastanza, insicura – sicuramente.
Se quelle brave non parlano, posso mica farlo io? Chi sono io? E se poi faccio una brutta figura? In quei tre anni mi ero rinchiusa nella mia mediocrità, a prendere soddisfazioni senza picchi di felicità estrema, perché ora dovevo mettermi in pericolo?
Alzai la mano.
Cosa c’entra tutto questo con Il mondo di Sofia? C’entra perché dalla prima pagina fino all’ultima, mi sono sentita come Sofia, la protagonista. Anche io, come lei, nella Filosofia ci stavo trovando un’amica, un porto sicuro. Tutto il mondo, per così come lo avevamo conosciuto – io e Sofia – stava assumendo contorni differenti. Per la prima volta, quella mia – e sua – sensibilità che da sempre era la condanna della “bambina troppo emotiva”, cominciava a trovare il proprio spazio.
Per Sofia la filosofia era terribilmente eccitante
perché riusciva a seguire tutto con la propria testa,
senza essere costretta a ricordare quello che aveva imparato a scuola.
Giunse così alla conclusione che in realtà la filosofia non è qualcosa che si può imparare:
si poteva invece imparare a pensare filosoficamente.
Dopo aver alzato la mano, tutto era diventato reale. Io ero la volontaria a raccontare la lezione. Parlai per circa un’ora dimenticandomi la paura, la vergogna, la mediocrità e questo senso di invisibilità che mi prendeva anche le ossa.
Parlai, pensavo, o meglio: imparavo a pensare.
Nel 2009 avevo ricevuto Il mondo di Sofia, e purtroppo, il tempo fa delle corse inaspettate e a volte, a furia di aspettare il momento giusto, perdiamo ogni istante. Avevo iniziato a leggere proprio in quell’anno il romanzo di Gaarder, ma poi ci fu la maturità, poi la scelta dell’università, quella sbagliata al primo anno, quella giusta al secondo e il libro che non andava avanti.
2011. Primo anno di filosofia. Il mondo di Sofia è sul comodino, con il segnalibro nella stessa posizione di tanti anni prima. Sopra il libro ce ne vengono messi altri, sempre di più.
2015. Mi laureo. Inizio di nuovo Il mondo di Sofia. Mi fermo, ancora una volta. Inizio la magistrale e mi avvicino alle neuroscienze, non lasciando mai la filosofia. È così che vivo gli anni più stimolanti. Pensieri, teorie, alterità, narcisismo, sinapsi, plasticità. Non ne ho mai abbastanza. Più studio, più vorrei studiare.
Il mondo di Sofia è sempre lì, in un angolo del mio comodino. Le passioni però si sa: sono forti e resistono al tempo – e alla polvere.
2017: Filosofa Atipica.
Dopo cinque giorni, sono una stagista.
Leggo molto, leggo altro, provo a rendermi felice prendendo un aereo per andare a parlare – per solo un quarto d’ora – di quello che avevo imparato per due anni. Amo quello che faccio, volevo trattenerlo, volevo farne la mia vita, il mio lavoro.
Perdo.
Perdo tutto: la speranza, l’aereo, un pezzo di cuore tra le nuvole.
Torno. Sono ancora una stagista. Lo sono per un po’, lo sono per un bel po’ e poi un’occasione, quella per cambiare, cambiare radicalmente. Imparare cose nuove, provare altre strade, appassionarmi a cose diverse – o almeno provarci.
Essere plastica, mai flessibile. Piegarmi, ma non spezzarmi. Modificarmi come voglio il tanto che basta per mostrare al mondo che posso anche io prendermi un piccolo spazio e realizzarmi, lasciando andare libero un pezzo di me.
Ho qualche giorno prima di dire arrivederci al mio essere così fuori dal mondo. Non sarebbe stato mai un addio: come avrei potuto abbandonare la mia essenza?
2018: ecco che arriva ciò che aspettavate. Leggo davvero Il mondo di Sofia.
Le pagine ingiallite, le parole scolorite dal passare del tempo, ma la potenza, quella è sempre pronta ad uscire da questo libro.
Un romanzo sulla filosofia che chiunque dovrebbe leggere prima ancora di sapere cosa sia la filosofia. Il motivo? Ci porta dolcemente nella storia della filosofia, attraverso espedienti letterari fini, delicati, complessi che si sciolgono con esempi di vita quotidiana.
L’ho scritto nel titolo che questa sarebbe stata una recensione non recensione, ed è la verità. Qui troverete l’emozione dell’aver letto il romanzo di Gaarder, di aver ripercorso, attraverso e insieme a Sofia e al suo insegnante Alberto, i pensieri dei filosofi, dalla filosofia antica a quella moderna.
Mi sono commossa nel ricordare la libertà del pensiero, la libertà della filosofia, che ci permette di mettere in moto le idee e il cuore, chiedendoci in cambio solo la possibilità di non morire. Noi infatti sempre più spesso accettiamo tutto acriticamente e invece, per tutte le 542 pagine, questo romanzo ci spinge a chiederci, a farci domande, a riflettere, a respirare.
La filosofia chiede respiri profondi e coraggio.
«Un vero filosofo non deve mai arrendersi», dice il maestro Alberto alla giovane mente di Sofia.
Non credo che le cose accadano senza un motivo, credo che tutte le scelte abbiano una loro verità e il motivo per cui ho iniziato e terminato questo libro prima di “cambiare vita” è per mettere un punto, per chiudere un capitolo, ma allo stesso tempo per rinfrescare la mia anima di cosa sono fatta: pensiero, emozioni e sinapsi. Fintantoché avrò in mente questo, sarò sempre al sicuro.
Consiglio a chiunque la lettura di Il mondo di Sofia perché ci ricorda l’importanza della riflessione, di come non sia importante ricordare chi ha detto cosa, ma sapere che è la ragione a doverci guidare, senza però lasciare da parte le emozioni che ci rendono maledettamente e incredibilmente umani.
Posso […] concludere consigliando a voi giovani
un piccolo corso di storia della filosofia.
In questo modo potrete sviluppare un atteggiamento critico nei confronti del mondo in cui vivete,
soprattutto rispetto ai valori della generazione dei vostri genitori.
Quello che ho cercato di insegnare a Sofia
è stato proprio come pensare in modo critico.
Filosofa Atipica
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