Dietro la finestra: una prospettiva…

Lo fa spesso, andare qui e lì, nel mondo, in cerca di qualcosa.
Sempre con quello zaino sulle spalle, un po’ vecchio, ma così colorato, che il tempo che passa, gli dona ancora di più.

La vedo sempre, dalla finestra della mia camera, uscire dal portone, con quelle calze così particolari che solo lei ha il coraggio di indossare.
Non sono brutte, sono colorate, e il mondo si sa, ha paura del colore.
Lei no.
Da che la vedo, è sempre uscita da quel portone indossando l’arcobaleno, e lo fa sempre con orgoglio.
Che poi non è vero che lo indossa con orgoglio, se lo facesse, vorrebbe dire che lei si rende conto di fare qualcosa di eccezionale indossando tutti quei colori. Invece lei non se ne rende conto, lei li porta a passeggio e basta.

Non c’è orgoglio in quello che fa, c’è spontaneità, ed è forse questo che mi colpisce di più.

La vedo, dalla finestra della mia camera, uscire dal portone, con quelle calze, quello zaino e lo sguardo dritto sul mondo.
È dolce e spavalda.

Alza gli occhi, e mi vede lì, riflessa su un vetro di una finestra. Al riparo dal mondo, al sicuro dalle delusioni, lontana dalla felicità. Mi saluta sempre, non con un cenno di capo, come ormai fanno tutti presi sempre dagli affanni quotidiani. Lei sventola la mano, accompagnando, a questo gesto così inusuale per i nostri tempi, un sorriso vero, pieno.

Come ogni giorno, mi fa cenno di seguirla, lo fa sempre, non si arrende di fronte alle mie continue risposte timide che suggeriscono un no, non posso, non ti posso seguire, anche se vorrei proprio farlo. È che ho ginocchia troppo fragili e sogni poco coraggiosi per questo mondo. Non posso venire con te.

Ci penso sempre però, ad andare con lei. Sono curiosa di vedere dove i suoi occhi così vivi poggiano lo sguardo. Immagino che siano i particolari ciò che più l’attraggano. Quei dettagli che sfuggono ai più, che nessuno nota, che a nessuno interessa.

Ci penso sempre a seguirla, ma io non ho mai avuto quel coraggio, il coraggio di dare una possibilità ai miei sogni, alla mia felicità.

Lei invece mi dà proprio l’idea di avere tutto quel coraggio che a me manca.
Ma oggi è diverso, oggi ancora non è uscita dal portone.
Oggi è un giorno grigio, oggi non c’è colore.
Oggi non la vedo.

Dove è finita?

Al di là della finestra: un’altra prospettiva…

Non amo affatto la fretta di tutte le persone comandate a bacchetta da un orologio. Non amo affatto chi al profumo dei fiori preferisce un profumo costoso, solo per lasciare una scia, che fa svanire i ricordi. Amo chi si ferma di fronte la bellezza effimera di una rosa, chi l’ammira e basta, al massimo poi ne scrive una poesia, al massimo crea un ricordo.

Amo chi crea i ricordi.

Credo che la vita non sia altro che una fantastica creazione di istanti che creano l’essenza stessa dell’esistenza, e io vorrei una vita piena di istanti, istanti veri, colorati. Vorrei essere nell’istante di qualcuno, vorrei renderlo speciale.

Esco ogni giorno alla solita ora, amo le abitudini, quelle giuste, quelle che mi sistemano il cuore. Esco quando il sole è alto, mi piace sentire il calore sulla mia pelle, sulle mie gambe. Il sole illumina ancora di più le mie calze colorate. Le amo queste calze. Mi fanno sentire leggera, mi fanno avere meno paura del grigio del mondo. Mi piace rispondere con il colore, all’oscurità.

Prendo lo zaino, controllo sempre che ci sia tutto.
Le chiavi di casa, il portafoglio, un sogno vecchio e uno nuovo. Non voglio mai perdere qualcosa, non voglio mai lasciare indietro.
Scendo le scale e rivolgo sempre il mio sguardo in alto, verso una finestra da cui vedo spuntare degli occhi timidi. Saluto sempre questa ragazza dietro la finestra, la invito a uscire fuori, ma lei alza solo un po’ le spalle, e rimane così, ferma, a guardarmi. Ho come l’impressione che qualcosa la blocchi, che lei vorrebbe venire con me, ma poi nulla, rimane lì.

Stamattina è un giorno strano. Ieri il mondo mi ha fatto più male del solito. Ha denigrato ancora più duramente il mio colore, i miei sogni, le mie idee. Mi ha fatto sentire ancora di più fuori posto, inadatta, sola.

Sola.

Sola.

Oggi non esco.
Oggi rimango a casa.
Oggi i particolari mi fanno male.

Sono stanca.

Oggi non voglio indossare delle calze colorate.

Tra sedie e luci: la stessa prospettiva

Ci crescono sempre con il concetto di dualità.
C’è il bene e il male, il bianco e il nero, il giorno e la notte, la paura e il coraggio, la destra e la sinistra.

Ci insegnano sempre a prendere posizione, ed è anche giusto, a volte, in certe occasioni siamo moralmente chiamati a prendere posizione.

Io vorrei scegliere sempre la parte dell’amore.

Non ci spiegano mai, però, che spesso c’è un male che è mascherato da bene e un bene che è mascherato da male. Non ci fanno mai vedere la gamma infinita di colori, e come sono belli insieme il bianco e il nero. Non ci spiegano mai che non potremmo vivere il giorno, se non amassimo la notte. Non ci spiegano mai che in fondo, il coraggio, un istante prima, non era altro che paura. Non ci spiegano mai che insieme, la destra e la sinistra, possono creare una fantastica armonia, e che a volte, possiamo vivere meglio non scegliendo, ma indossando i colori così come l’amore.

Ci spingono ad essere tutti la stessa persona, con gli stessi gusti, gli stessi sogni. Che poi, sembra che non vogliano più che li chiamiamo sogni, ma obiettivi. Non abbiamo più sogni da realizzare, ma obiettivi da raggiungere, e questo è così freddo.

La nostra vita non ha senso, ha solo degli scopi, degli obiettivi. Quanto fa male all’anima tutto questo grigio, questa freddezza, questa assenza di colore.

Ci spingono a scegliere da che parte stare, sempre, e ci spingono a non voler mai più cambiare idea. Che una volta schierati, non possiamo più cambiare, non possiamo più essere altro. Che una volta abbandonato il colore, non possiamo più recuperarlo.

Ci spingono a scegliere una e solo una prospettiva.

O dietro la finestra, a far scorrere le giornate, senza creare ricordi, senza indossare l’arcobaleno, senza cercare il particolare, senza fare la differenza, ma cercando solo di raggiungere questi sterili obiettivi per sentirci poi parte di un qualcosa che finirà per snaturarci, fino ad annientarci.
O fuori la finestra, che per l’ennesima contraddizione del mondo, questo essere fuori dalla finestra, per il mondo stesso equivale ad isolarci. Se scegliamo di stare fuori la finestra, e quindi vivere secondo l’amore e l’essenza, per il mondo smettiamo di esistere. Saremo solo virgole nel periodo sbagliato, esclamazioni fuori luogo. Rime poco baciate.

Abbiamo pensato a lungo, la me fuori dalla finestra e quella dietro la finestra, abbiamo pensato a lungo, fino a quando i pensieri sono stati così stanchi da spegnersi da soli.

Abbiamo aperto questa finestra, e abbiamo camminato.

Abbiamo visto che in fondo, non c’era un fuori e un dentro, c’era solo una finestra.
Solo quello.

Ci siamo sedute in un posto pieno di sedie colorate, e c’erano così tante luci che sembrava Natale. Quel Natale di quando sei piccolo e la casa è piena di gente, e senti solo l’amore, solo il calore. Quel Natale di quando tutte le palline dell’albero ti sembrano perfette, giuste, proprio perché tutte diverse, tutte che non seguono una logica, seguono solo la leggerezza.

Ci siamo sedute e abbiamo respirato. Sembra che non lo facessimo da tempo.

Respirare.

Dietro e fuori la finestra.
Che concetto assurdo: separare.

Siamo qui ora, la me dietro la finestra, che aveva paura di seguire la me fuori, quella con le calze colorate, ora ci troviamo qui, sedute tra queste sedie e queste luci.

Siamo qui, dalla stessa prospettiva.

Non c’è una finestra che ci separa. Non vogliamo essere separatedistrutte, siamo due facce, della stessa medaglia. In noi vivono contraddizioni, ma anche voglia di superarle. In noi vivranno sempre momenti bui e grigi, ma anche tanto colore, e sarà quello che ci salverà e aiuterà ad imparare a vivere.

Ci spingeranno sempre ad essere o l’una, o l’altra, fuori o dentro, omologazione o esclusione.

Noi proveremo sempre e solo ad essere.
Quando ci perderemo, l’una o l’altra, troveremo sempre il modo di ritrovarci insieme, tra sedie colorate e luci, a guardare dalla stessa prospettiva, quella del cuore.

Filosofa Atipica

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